I migliori album del 2013

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Lo sò il 2014 è bello che iniziato,ma ci tenevo parecchio a stilare una classifica dei migliori album del 2013. Il tempo non è mai dalla mia parte infatti ho finito con l’ascoltare qualche giorno fa alcuni album che sono davvero interessanti e che sicuramente meritano un posto in questa classifica.

17 – Fen – Dustwalker
Genere:Atmospheric Black Metal/Post-Rock
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I londinesi Fen sono una band dalle grandi potenzialità,il loro terzo full-lenght ne è un chiaro esempio.Ascoltandolo sembra di essere su di una scogliera in tempesta dove le chitarre,nei momenti più grevi,sferzano come onde sulla roccia salmastra.La voce si alterna pulita nei momenti cupi  e con un growl tagliente e freddo nei momenti più estremi.La lunghezza è di circa un’ora e i brani trascorrono abbastanza lenti,talvolta anche prolissi. Purtroppo l’album non convince proprio del tutto,poichè se è vero che il Black Metal/Post-Rock è un gran bel genere è anche vero che molte sono le bands che hanno colto questa nuova “tendenza” è dunque scontato vedere che in molti si collocano tra un ottimo risultato e il puro manierismo. I Fen sono una di queste.

16 – Kvelertak – Meir
Genere: Black Metal, Hardcore Punk , Heavy Metal
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I Kvelertak per me sono stati una scoperta sin dal loro esordio omonimo. Sono un sestetto norvegese carico di influenze che spaziano dai Turbonegro ai Darkthrone e dai Motorhead agli AC/DC. Se il primo album risultava più diretto e acre, “Meir” risulta più eterogeneo e vario con un’attenzione particolare al sound missato da Kurt Ballou.

15 Orchid – The Mouths of Madness
Genere:Doom Metal

I californiani Orchid sfornano il loro secondo full-lenght di stampo stoner rock. Non si discostano molto dai Black Sabbath ma specialmente in quest’ultimo album viene messo il piede sull’acceleratore. A tratti alcune canzoni ricalcano i riffs degli Slayer in “South of Heaven”.

14 – Rotting Christ – Kata Ton Daimona Eaytoy
Genere: Black Metal

Dopo averli visti dal vivo,posso sicuramente affermare che la carica di questa band è davvero esplosiva! Sicuramente non è un album che a dispetto dei precedenti conserva un’ottima creatività nei riffs,ma la produzione permette di avere un’idea di quella che è la forza di questa band. I brani si susseguono martellando senza pietà e il tutto accompagnato da cori epici che pescano da mitologia mesopotamica e centro-americana.

13 – Joel Grind Yellowgoat – The Yellowgoat Sessions
Genere: Thrash Metal – Black Metal
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Joel Grind in questo side project dimostra tutte le sue influenze musicali,scrivendo pezzi che di base sono molto vicini allo standard dei Toxic holocaust ma nella pratica si sbizzarriscono con citazioni del black metal anni 80. Prima tra tutte è l’influenza dei Bathory a sovrastare l’intero album.Personalmente ho apprezzato molto l’album in questione,non tanto per l’originalità quanto per il gusto di vedere un’icona del Thrash Metal americano cimentarsi con sonorità black metal della prima ondata.
12 – Gris – A lame Enflammee, lame Constellee
Genere: Black Metal
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Un doppio album per una durata complessiva di 80 minuti. Una composizione nettamente superiore  alle precedenti,che sicuramente farà storcere il naso ai primi ascolti. Infatti questo doppio album non risulta per niente facile al primo ascolto. Si passa dal black metal più crudo ai ritmi ai ritmi più pacati di chitarra classica. Forse avrebbero dovuto puntare sulla qualità che sulla quantità.

11 – Ghost B.C. – Infestissimus
Genere:Heavy Metal/Rock
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Tralasciando gli evidentissimi errori delle traduzioni in latino delle loro canzoni, i Ghost B.C. hanno veramente inciso un ottimo album.Sicuramente più imponente ed epico rispetto al precedente.Infestissumam è senza ombra di dubbio un disco che si lascia ascoltare da tutti,cultori del metal e non.Oramai sono famosissimi in tutto il mondo,c’è addirittura chi li definisce i nuovi Iron Maiden.Esteticamente sembrano usciti dalla penna di Tiziano Sclavi,io li vedrei benissimo come avversari di Dylan Dog.Quì di seguito una delle canzoni più belle:”Secular Haze” una dolce danza macabra.

10 – Vidharr – Cyro

Genere: Black Metal
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L’ultima fatica dei Vidharr è davvero una bomba! Sin dalla cadenzatissima opener “Void” si resta incollati allo stereo. Quest’album richiama molto il sound degli Shining di “Halmstad” senza però perdere la propria personalità. Un’album consigliato a tutti gli ascoltatori del black metal.

9 – Shining – 8.5 Feberdrommar I Vaket Tillstand
Genere: Suicidal Black Metal
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Sebbene l’album non sia da considerarsi un vero e proprio full-lenght ricco di novità, sono solo “Terres Des Anonymes” e”Szabadulj Meg Onmagadtól” e “Självdestruktivitetens Emissarie” le nuove incise,il resto dell’album è composto da vecchie canzoni che non vengono solo ri-registrate ma anzi si arricchiscono della presenza di Attila Csihar (Mayhem), Pehr Larsson (Vinterland), Gaahl (ex-Gorgoroth, God Seed e Wardruna), Maniac (ex-Mayhem e Skitliv) e Famine (Pest Noire). La curiosità ha avuto la meglio e l’album è davvero claustrofobico il tutto dovuto non solo alle innumerevoli collaborazioni ma anche dal recupero del vecchio sound oltranzista che caratterizzava i primissimi successi. La copertina è firmata Michal Pawlowski

8 – Neurotech – The Decipher Volumes
Genere:Symphonic Industrial Metal
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One man band slovena quella di Neurotech capitanata dall’istrionico Wulf. L’album in questone è una compilation infatti consta di ben 20 tracce. Non lasciatevi intimidire perchè ogni singolo pezzo è sapientemente costruito alla perfezione senza mai risultare pesante. La vera perizia di Wulf sta proprio nel saper ricostrure atmosfere futuristiche senza l’aiuto di nessuno ma solamente con le sue idee.

7 – Cult Of Luna – Vertikal
Genere:Atmospheric Sludge/Progressive Metal/Post-Hardcore
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Ben 4 chitarristi scavano la trama di questo album variopinto. Ogni traccia ha un suo feeling,una sua idea e ogni strumento,se consideriamo che i Cult of Luna sono ben 8 membri,è pesato al punto giusto.Davvero un album Interessante,che sa essere duro e dolce allo stesso tempo.Adoro la copertina,mi ricorda una scultura di Arnaldo Pomodoro.

6 – Spiral 69 – Ghosts in my eyes
Genere:New Wave,Elettronica
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Prodotto da Steven Hewitt, exbatterista dei Placebo e missato da Paul Corkett, (ingegnere del suono per The Cure, Nick Cave), Ghosts in my eyes è un album cupo ma ricco di colpi di scena. Struggente,straziante ma pronto a risollevarti grazie a momenti dolci e ben equilibrati. La band di Riccardo Sabetti ha davvero colpito nel segno,dimostrando oramai di essere davvero cresciuta. Gli spiral69 sono uno schiaffo alla “cultura” rock italiana. In barba agli Afterhours o Marlene Kuntz.Quì trovate una mia intervista fatta a lui: Intervista Riccardo Sabetti

5 – Leucosis – Leucosis
Genere: Black Metal
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I californiani Leucosis sono una band piuttosto recente,sono all’attivo da soli 4 anni ma nonostante la loro “inesperienza” sono riusciti a comporre un album per nulla scontato. Forse è proprio la semplicità il loro punto di forza,il non perdersi in inutili orpelli che poi potrebbero distrarre o confondere l’ascoltatore. Infatti ritroviamo una sapiente stratificazione di riffs piuttosto semplici ma ben architettati che non possono lasciare indifferenti chi li ascolta. Un’altro punto a loro favore risulta l’estrema lunghezza dei brani (il minimo è di 9 minuti) che tuttavia non risultano mai noiosi.Abbandonatevi alle loro atmosfere.

4 – Spiritual Front – Open Wounds
Genere: Suicide Pop
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Il cofanetto in edizione limitata contiene 21 tracce di pura estasi sonora. Nello specifico “Open Wounds” , letteralmente “Ferite aperte”, vuol chiudere con il passato. Vengono quindi riprese diverse canzoni dai vecchi split e demo e ri-registrate donando al tutto quasi una nuova chiave di lettura.Da “Songs For The Will” viene estratta la lenta “The Devourment Of The Will”, invece da “Nihilist Cocktails For Calypso” le splendide “A Long Summer For The Dog Of Satan’, ‘Nectar On Your Lips’, ‘We Could Fail Again’ e ‘Soul Gambler’. Dallo split con gli Ordo Rosario Equilibrio invece “Autopsy of a love” e la bellissima “Song for the old man” che ha ricevuto numerosissime riconoscenze: “Dopo il grande successo ottenuto all’XI° Premio Roma Videoclip, il videoclip degli Spiritual Front diretto da Carlo Roberti ed interpretato da Gianni Garko, il mitico Sartana, sarà in testa al film di Jean-Marc Vallée sicuro trionfatore agli Oscar 2014 per le migliori interpretazioni maschili”. Open Wounds è un album che riscrive il passato e la tradizione degli Spiritual Front rinnovandosi nota dopo nota.

3 – Toxic Holocaust – Chemistry Of Consciousness
Genere: Speed/Thrash/Black Metal
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La band capitanata da Joel Grind non si smentisce mai. Dopo lo strepitoso “Conjure and Command” i Toxic Holocaust continuano a mietere vittime. Chi li conosce sa che non ci sono grandi variazioni nel loro modo di comporre,infatti ad ogni nuova uscita l’album viene acquistato a scatola chiusa.Tuttavia questa caratteristica,secondo la mia modesta opinione, non è una pecca ma anzi un punto di forza.Il loro sound,tra mille,risulta SEMPRE inconfondibile. Finalmente l’artwork è ritornato nelle mani di Halseycaust.Lunga vita ai Toxic Holocaust!

2 – Spiritual Front –  Black Hearts In Black Suits
Genere: Neoclassico, Orchestral Suicide Pop
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Doppietta per gli immensi Spiritual Front! Proprio allo scadere dell’anno hanno sfornato questo capolavoro di musica neoclassica che si impone come un colosso tra gli album più originali del 2013. L’album è ispirato all’opera del regista tedesco Rainer Werner Fassbinder, autore di capolavori immortali come “Le Lacrime amare di Petra Von Kant” e “Querelle”.E proprio da quest’ultimo è tratto il testo della traccia finale “Each Man Kills The Things He Loves” canzone cantata da Jeann Moreau che fu ripresa anche dai Death In June nell’album “Take Care And Control”.I personaggi fassbinderiani si muovono solo per amore ma quando c’è da crescere e da migliorare la propria condizione, l’impotenza atassica si abbatte ferocemente su di loro.Sono personaggi che se non si suicidano possono solo ripiegarsi in se stessi. Quì accade la stessa cosa. Una dolce onda ci trasporta attraverso mille sensazioni contrapposte che dilaniano l’ascoltatore lasciando a quest’ultimo l’amara conseguenza di ciò che ha subìto. “Black Hearts In Black Suits” è una danza che presiede al funerale dell’amore. Nonostante richiami fortemente la poetica fassbinderiana è anche vero che rispecchia al meglio la vera anima di Spiritual Front. Un lavoro coerente,che tuttavia segna un netto distacco dai precedenti album. Sarà forse questa la nuova strada di Simone Salvatori dopo aver chiuso le sue “Open Wounds” ?

1 – Vhöl – Vhöl
Genere:Black Metal/Crust with Heavy/Power Metal
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Indiscussi vincitori  sono i Vhöl, nuovissima band californiana che nasconde membri degli YOB,Agalloch e Hammers Of Misfortune dietro ad un miscuglio black-thrash old school. Con una magnifica produzione volutamente lo-fi i Vhöl sono la dimostrazione lampante che per fare buona musica c’è bisogno di idee e di concretezza. L’opener “The Wall” segna l’inizio di questo splendido album che in certi momenti mi ha ricordato le veloci sfuriate degli Spite Extreme Wing. I cori di Sigrid Sheie e le chitarre  di John Cobbet richiamano atmosfere tra i Celtic Frost e il prog. Mentre “Arsing” si rifà all’heavy “Insane with faith” mi riporta alla mente il crust.Sicuramente una delle novità più belle del 2013 perchè incastra sapientemente molti generi ben differenti tra loro senza risultare pacchiano.

Intervista agli Spiral 69

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Dopo numerose disavventure informatiche sono finalmente riuscito a pubblicare,con un ritardo di ben undici giorni, l’intervista a Riccardo Sabetti,il quale si concede a tutti i miei dubbi e ai miei scherzi con estrema disponibilità.Già fondatore della band Pixel, e bassista/chitarrista del gruppo dark-wave partenopeo Argine, Riccardo Sabetti è il frontman carismatico degli Spiral 69 una band con un suono a metà tra il folk, la new wave, l’elettronica e il rock. Nati nel 2007 gli Spiral 69 sono attualmente al loro quarto full-lenght intitolato “Alone”, un mix di new wave, rock, folk e synthpop.

All images are copyrighted ©Serena De Angelis 2012

Ciao Riccardo vuoi parlarci del tuo nuovo album?

E’ un album diviso in due parti,si Intitolerà “ALONE” e conterrà in tutto 12 tracce.La prima parte del disco, che conterrà 6 tracce, verrà pubblicata a Marzo.

Sono previste collaborazioni speciali?

Verrà masterizzato ad Abbey Road da Frank Arkwright, sound engineer che ha lavorato con Joy Division, New Order, Editors, The Smiths.Poi nella seconda parte dell’album,che però verrà pubblicata nel 2015,ci sarà Tomas Patterson, degli Ordo Rosarius Equilibrio.Sicuramente Steve Hewitt tornerà dietro la batteria per un altro brano nostro (batterista dei Placebo nda) e sto corteggiando Amanda Palmer..

Quindi tornerai a lavorare con Steve Hewitt! Anche per “Ghosts in my view” vi siete avvalsi di lui e Paul Corkett. Una domanda che sorge spontanea è: come ci si trova a lavorare con dei “big”? Non hai provato un po’ d’ansia da prestazione?

Si,i primi giorni in studio con loro sono stati un crescendo di ansia,ma loro sono delle persone tranquillissime, modestissime ed ultra professionali.Quindi dopo pochissimo mi sono sentito a casa! Un esperienza che mi ha fatto crescere in modo incredibile.

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Come siete venuti in contatto con  Hewitt? 

Ci siamo conosciuti nel 2010, abbiamo fatto da supporter per il tour italiano del sua band Love Amongst Ruin. Dopo le date siamo rimasti in contatto scrivendoci e-mail da buoni amici,poi nel 2012 mi ha chiesto di ascoltare delle demo… se n’è innamorato e ha deciso di produrci.

Tornando all’album:”ALONE” hai detto che sarà diviso in due parti. Come mai questa decisione?

Perché è una sorta di concept e all’interno del cd ci sarà un racconto ispirato alle musiche dell’album.L’idea di dividerlo è per creare due climax totalmente differenti per i due album rimanendo sullo stesso concept.Lo stesso discorso vale per il racconto.

Ho letto in diverse tue interviste che in”ghosts in my view” c’è una sorta di “pensiero positivo” rispetto agli album precedenti. Ora sentendo il titolo “alone” mi viene da pensare: hai voluto estraniarti da qualcosa in particolare?

Nell’ultimo anno sono successe molte cose belle e altre molto difficili.Si chiamerà “Alone” perché, come successe per il primo album  ho registrato interamente da solo l’album, i miei “soci” si sono limitati a risanare le parti che ho scritto per loro.E’ stata una scelta  personale, per riuscire ad essere più intimo con i miei pensieri e le mie emozioni. In quest’album ci sono davvero io al 100% e ascoltandolo mi sento soddisfatto come non mai.In questo modo sono riuscito ad esorcizzare tutto quello che ho vissuto durante quest’anno.

In molti testi degli Spiral69 colui che canta appare succube di qualcun altro. Riccardo è “succube”anche nella vita reale?

” through this ocean of regrets all is lost and I remain just a number in your collection”

(tratta da “No Heart”)

” I tried to watch the same sky to feel you so close… pain is not enough, and I’m not afraid because I hurt myself every time that I’m alone.Every time I feel the same,every time I will fall into pieces… I shall fall into this void”

(Tratta da “Please”) 

Non più di qualsiasi altro uomo al cospetto di un vero sentimento d’amore. Il mio lato “artistico” forse lo è molto di più. L’amore è una cosa difficile da gestire.

Scusami ma l’amore non è per i perdenti?

Io sono sempre stato un perdente

In tutte le tue interviste vengono tirati in ballo i The Cure,ma aldilà delle influenze musicali,ci sono anche influenze cinematografiche? Io nei vostri testi intravedo l’ombra di Fassbinder…

Certamente, sono un divoratore di film sin da tenera età sono cresciuto vedendo Herzog, Fassbinder e Lynch. Credo si possa ritrovare un velo di influenze loro in tutti i miei testi. Ma oltre al cinema, c’è molta letteratura.Volendo puoi vederci un ché del pensiero esistenzialista di Sartre in molti miei brani.

Per quanto riguarda il nome spiral69 hai detto che prende ispirazione da un film erotico tedesco,avete mai pensato ad una collaborazione con Sasha Grey per i vostri videoclip?

Lo prendo come un consiglio per i prossimi che gireremo (ride nda) intanto posso dirti che a brevissimo gireremo il video per il primo singolo di Alone

Ottimo sarà sempre Paola Rotasso a filmare il tutto?

No,il primo che gireremo è stato affidato a Davide Pellegrino, regista giovane e talentuoso. Sarà un video diverso dai soliti nostri.

Quindi sarebbe il primo videoclip senza Rotasso alla regia?

I primi due video che abbiamo girato in vita nostra sono stati fatti da altri registi. La nostra collaborazione con Paola è iniziata e proseguita per ben 5 video e 2 live. Per il nuovo album abbiamo deciso di affidarci anche ad altri registi,ma Paola girerà sicuramente qualcosa.

La collaborazione con Rotasso è quindi rodata e duratura,come mai avete scelto proprio lei per girare i vostri videoclip? Credi che sappia trasformare al meglio la vostra musica in immagini?

Paola è una mia grande amica, mi conosce benissimo e conosce bene il mio animo e la mia visione delle cose. E’ sempre riuscita ad interpretare visivamente tutto quello che ho scritto quindi è come un elemento aggiunto della band.

Leggendo un’intervista fatta a Paola le viene chiesto:”qual’è il tuo peggior difetto” lei risponde:”sarebbe divertente girare questa domanda ai miei collaboratori e vedere cosa ne esce fuori!” Tu cosa puoi dirci a riguardo?

Con me è sempre incredibilmente carina mi viene difficile trovarle un difetto.. poi cucina benissimo!

Proprio qualche giorno fa avete suonato al Qube e avete presentato il vostro ultimo videoclip per la canzone “low suicide”. Com’è stata la reazione del pubblico?

Sai è nato come una “visual art” da proiettare.Non avevamo grosse aspettative però come sempre accade in queste situazione il pubblico sta reagendo in modo entusiasta! Fioccano le condivisioni sui social network e salgono le visualizzazioni sul web,quindi direi che va alla grande!

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Gran parte delle vostre date live sono all’estero. In Italia è più difficile suonare? Ci sono organizzatori efficienti oppure no? Il pubblico italiano è in crisi?

Noi fatichiamo tantissimo nel nostro bel paese… Non abbiamo un grande pubblico qui purtroppo e quindi questo non ci permette di fare molti concerti. Il pubblico italiano è davvero troppo legato alle mode, segue solo le band che gli vengono propinate da chi comanda il mercato.Questo avviene anche nell’underground e se la gente non ti segue abbastanza gli organizzatori non ti fanno suonare. Speriamo prima o poi di raggiungere un pubblico più vasto anche qui,perchè fa davvero strano suonare a Mosca o Kiev per un migliaio di persone che hanno pagato un biglietto per te,mentre nel tuo paese stentano a seguirti.

Qual’è l’habitat ideale per spiral 69? I grossi festival o i “mini” concerti!?

Ci troviamo bene in entrambe le situazioni.Hanno un feeling differente: al festival tendi ad andarci giù pesante invece nel piccolo club puoi anche essere più emotivo. Iniziamo ad avere davvero molti brani da proporre live,quindi riusciamo ad adattarci bene.

Andrea Freda,Simone Hellvis Salvatori nei vostri videoclip,il “duetto” fake love. Come mai non avete ancora organizzato un bel tour con gli Spiritual Front

Mah…forse un giorno probabile che ci ritroveremo la prossima estate in qualche festival insieme.

Magari al wave gotik treffen? Com’è stata quella come avventura?

Nel 2012 è stato fantastico! Non credo parteciperemo quest’anno,ma sicuramente il prossimo… Attualmente stiamo lavorando per altri festival,magari non tutti appartenenti all’ambito “wave-dark”.

È stato lì che avete diviso il palco con gli Ordo Rosarius Equilibrium,dobbiamo a questo la collaborazione con Tomas nel nuovo album?

Lì ci siamo conosciuti personalmente,ma abbiamo già collaborato in passato. Ho riarrangiato il suo brano the “Future is Today” per la ristampa di “Four” inserendoci un parte cantata da me.Ora avevo un brano perfetto per lui e quindi è venuto naturale la collaborazione.

La line up spiral69 è molto eterogenea,come avviene di solito la composizione dei brani?

L’idea di base la delineo io,poi tendiamo a suonare dal vivo i brani e gli altri personalizzano le parti scritte da me. In seguito si torna in studio e si registrano le versioni definitive dei brani. Questa modo di comporre è stato usato per il secondo e il terzo album. Come ti ho detto precedentemente il prossimo lavoro che pubblicheremo è stato interamente suonato da me, tranne le parti di batteria, gli archi e i fiati.

Tornando indietro nel tempo nel 2007 hai lasciato gli Argine,c’era qualcosa che non andava?

Le nostre strade hanno preso pieghe diverse. Avevo cosa mie da dire diverse dalla composizione generale degli Argine. Devo molto a quella band, ma credo d’aver trovato la mia vera strada solo in seguito.

Io penso che spiral 69 sia quasi una “fusione” tra le atmosfere malinconiche degli argine e quelle elettroniche dei Pixel,tu cosa ne pensi?

Sicuramente ci sono i fantasmi di entrambe le mie esperienze.Nel tempo però la soddisfazione più grande è sentire persone riconoscere il mio stile, come unico e personale, nonostante i richiami ad altre band

Bene come da tradizione del blog le ultime due domande sono standard per tutti gli inervistati. C’è qualche disco nella tua collezione del quale ti vergogni?

C’è un album di Kenny G,noiosissimo! Una roba da latin lover anni ’90… un oscenità di clarinetti e musichette midi!

Ti ringrazio infinitamente per quest’intervista! Con quale canzone vorresti concludere?

Io direi con Low Suicide…brano di cui abbiamo pubblicato adesso il video…rappresenta molto il nostro mood…