Kengiro Azuma Goccia Umana

Esattamente quattro anni fa ero a Roma in vacanza per visitare i Musei Vaticani.
Accaldato e stizzito dalla folla all’interno della Cappella Sistina decido di recarmi subito presso la Collezione d’arte religiosa moderna,meno affollata della precedente.
Ricordo di aver scattato molte fotografie senza fermarmi troppo ad osservare le singole opere. Oggi,riordinando i vari files.ritrovo le foto fra cui questa immagine: “Goccia d’Acqua, Ciclo Della Vita”  di Kengiro Azuma.
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Goccia d’Acqua, Ciclo Della Vita
Kengiro Azuma
(Yamagata 1926 – Milan present)
2011
Bronze and wood; 80 x 100 x 90 cm
Vatican City, Musei Vaticani, Collezione d’Arte Contemporanea

Kengiro Azuma, classe 1926, cresce in una modesta famiglia di fonditori di bronzo, che si trasmette la bottega da 12 generazioni di padre in figlio, viene educato a rispettare tradizioni, valori e doveri.
A 19 anni entra nei gruppi speciali d’assalto” kamikaze” come pilota da caccia dell’Aviazione della Marina Imperiale giapponese durante la seconda guerra.
Deluso dalla sconfitta della guerra, sostituisce l’arte all’amor di patria, lo stato ideale dove ricercare forme dell’esistenza.
 
“La goccia” testimonia il ciclo perenne della vita umana, paragonata al ciclo di vita dell’acqua che dapprima diventa goccia, bagnando la terra, successivamente evapora in cielo per poi ritornare goccia e ricadere nuovamente sulla terra
 
Appare chiaro fin dalle sue prime opere il richiamo della filosofia zen, la continua ricerca del vuoto che caratterizza l’essere umano, testimoniato nella Goccia da alcuni solchi che si aprono sulla superficie perfetta dell’opera.
 
«È stato un percorso lento a ritroso nel tempo. Sono tornato alle origini culturali giapponesi, alla filosofia Zen, per elaborare un processo creativo basato su premesse spirituali prima che estetiche, quando ho capito che mi interessava rendere visibili le forme dell’esistenza, partendo dal concetto di “MU”, che nella lingua giapponese significa vuoto, assenza.“MU” è la parte invisibile dello “YU”, il pieno, il presente e il visibile.
Mi sono concentrato sulla dialettica tra finito e non finito, spirito e materia.
La mia scultura a forma di goccia d’acqua racchiude diversi significati. Solidifica quell’istante fugace tra essere e non essere.
La goccia d’acqua contiene il ritmo perenne della vita: è una forma perfetta simbolica che condensa il concetto di liquidità e solidità, tende alla Terra e la nutre e poi diventa vapore acqueo, e i buchi e i solchi catturano la luce sul vuoto, fanno palpitare di vita la scultura»
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