Addio Robert Belfour

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Il 24 febbraio 2015 si è spento un grande musicista: Robert Belfour, detto “Wolfman”.
Per molti questo nome non dirà assolutamente nulla,visto che tutto sommato la sua carriera musicale non è poi stata così prolissa e profiqua come quella di un John Lee Hooker. Ad ogni modo per i soli due dischi da lui pubblicati,merita di essere sicuramente ricordato per il suo stile personalissimo e unico.

Nato in una piccola casa di legno parecchie miglia a sud di Holly Springs,
Mississippi nel 1940, imbracciò per la prima volta la chitarra per merito di suo padre. Col tempo e grazie anche al suo vicinato ricco di artisti del calibro di Othar Turner e Syd Hemphill,affinò le proprie abilità musicali senza mai acquisirne totale padronanza. All’età di 13 anni la morte del padre pose fine alla sua adolescenza cosicchè per i 6 anni seguenti dovette aiutare sua madre e suo fratello minore. Nel 1959 Robert sposò Norene Norman e si trasferì a Memphis nel Tennesse, dove per 35 anni il suo lavoro in cantiere lo tenne ben distante dalla musica.
Solo molti anni dopo,alcuni suoi brani finirono nella compilation “The Spirit Lives On: Deep South Country Blues and Spirituals in the 1990s” attirando l’attenzione della casa discografica Fat Possum Records, per la quale sono usciti i suoi due unici full-lenght.

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Per gli anni seguenti il nome di Robert Belfour fu l’ultimo ad essere ricollegato al genere “Hill Country Blues”  e i suoi shows nei nightclub di Memphis e Clarksdale erano una consuetudine.Quì era molto acclamato,per il suo essere sempre ben vestito e per la sua devozione verso la tradizione “Hill Country”.Si guadagnò il soprannome “Wolfman” a causa della sua voce profonda,che a tratti ricorda Peetie Wheatstraw.

“Avrebbe potuto suonare un set di tre ore, e la gente rapita, si sarebbe sporta in avanti per guardare, per avvicinarsi a lui”

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Per quanto mi riguarda ho conosciuto Robert Belfour per puro caso. Mi incuriosiva molto la copertina di un suo album: “Whats wrong with you”, dove, con il volto visibilmente sporco, sorregge una cornice senza tela.

Senza avere grosse basi sul blues capì subito che le atmosfere da lui generate erano uniche. Cupe,ma molto emotive,come delle confessioni sussurrate all’orecchio,insomma qualcosa di intimo. Ed in effetti il suo sound è nettamente differente dal “classico” Delta Blues,basti pensare che la maggior parte dei bluesmen proveniva dal Delta del Mississippi,lui invece proveniva dalla parte montuosa settentrionale.
Terra diversa, musica diversa.

“’I ain’t no Delta blues man. I’m from Red Banks. It aint nothing like the delta, it’s hill country.”

Robert “Wolfman” Belfour

Parte lo si deve molto all’accordatura particolare della sua chitarra,una variante in Re aperto da lui stessa inventata, ma anche dalla apparente semplicità che trasmette nel vederlo suonare. Sta lì,seduto sulla sedia,imperturbabile mentre tutt’intorno ci sono file e file di persone che ondeggiano catturati dalla sua voce.

“Il suo blues non era per tutti;  ma, a mio avviso, è stato l’ultimo dei più significativi bluesmen Hill Country.

Ha dedicato ad esso tutta la sua vita”